Potevi essere tu
la mia corona aurea
ma eri troppo dolce
simile a un sogno,
forse eri troppo fine.
Così sei stato
la mia corona di spine.
S'adagia su di noi la sera,
non ci sarà più bellezza:
Se vai via, se parti,
non ci sarà per noi
nessuna salvezza.
Tu sei la mia primavera
dolce e gentile,
perfida e sottile,
la primavera che striscia e danza
sui prati verdi e rigogliosi,
sui primi fiori troppo azzurri
e troppo casti.
Sei tu la somma
dei miei piaceri
più atroci e più nefasti.
Le campane sono morte
non c'è più niente che vale,
sei tu la mia tomba,
sei tu la mia cattedrale.
Da adesso i dì che avanzano
saranno ibride ore,
non posso fare niente
per fermare il mio dolore...
Grazia Denaro
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Legge 633/1941
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