Fu il calore delle sue mani
in quel giorno d’aprile
a farmi emergere
quel moto di tenerezza.
Era una delle poche volte
che l’incontravo
ma capii che la sua voce
catturava la mia anima
come la rete a strascico
cattura i pesci.
L’attesa di ogni nostro incontro
era carica di un’emozione
fino ad allora sconosciuta:
desideravo la sua vicinanza.
Un’occulta melodia
mi attraeva
in una danza indefinita.
Era come aggrapparsi
all’argine d’un fiume
per non essere trascinata via,
ma allo stesso tempo
desideravo dimorare
in quelle acque
ambendo il loro scorrere
sul mio corpo arreso.
Grazia Denaro
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Legge 633/1941
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