non so rassegnarmi
a questo andazzo di vita
senza ideali, né sogni,
né speranze
ed a questa indifferenza
che mi circonda
in cui non si condivide
e non s’interagisce in nulla.
Non è il mio pane
questo dover vivere
in una clausura che disegna
un canovaccio ingannevole
e di infima fattura
in cui non c’è posto per gli afflitti,
per i più provati dalla vita,
costretti a vagare per vicoli bui
mai toccati dalla benedetta luce
consolazione e giubilo interiore
che apre ad orienti di respiro.
Grazia Denaro
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Legge 633/1942
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