Mi ardi nel pensiero
come vento di maestrale.
La tua bocca è luce
di rosso fulgore
rubino che irradia
il mio corpo d'ardore.
I nostri corpi pianeti duellanti
a mischiare le loro voluttà
in un unico desiderio di possesso.
La mia voce lasciva richiesta
ti chiama a stringermi
ed essere una persona sola.
Di miele m'inondi ma come l'ape
suggi con voluttà il mio fiore.
Carezzi le mie gemme incastonate
inseguendo fantasie inanellate.
T'insinui in me
in un'osmosi di folle desiderio.
Inarco la schiena
ed aderisco al tuo carbone ardente
che scioglie e assapora
la polpa del mio frutto.
Grazia Denaro
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Legge 633/1941
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