Non è finito ancora
il mio peregrinare...
ho sempre valige da riempire
e ostelli da abitare.
Stanze estranee e disadorne
m’accolgono con le brezze dell’ovest
che la luna non riesce a rallegrare.
I miei giorni
non hanno mai fiori
da annaffiare.
Vivo da nomade,
lontani i dì stabili e stanziali.
Solo un vecchio organetto
col suo suono familiare
mi fa ritrovare ogni tanto
la vera essenza
del mio essere reale.
Quale sarà il porto
del mio perenne mare
in cui potrò finalmente
ormeggiare la mia nave?
Grazia Denaro
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Legge 633/1941
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