In stanze vuote
dagli
ibridi colori
in cui il
sole 
non dipinge né indora
non dipinge né indora
mi
ritrovai a trasmigrare 
nell’incognita del divenire
nell’incognita del divenire
soffrendo
a lungo
sull’altare
sacrificale
 che mi
toccò.
Muta e solitaria 
fu l'eco del mio sentire
ma lancinante  
l’eco del
mio dolore.
  
Nel tempo
coatto 
della mia permanenza
un eremo
solitario 
 portai
sulle mie spalle
che tu non
riuscisti 
 mai a raggiungere 
  incurante  
del mio cuore
frantumato, 
 fra
macerie gettato
e lasciato lì a
marcire  
nell’incuria
del vento
e
nell’oblio del tempo…
Grazia Denaro
Tutti i diritti riservati
legge 633/ 1941
Grazia Denaro
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