Un nuovo inverno
si profila come quello passato.
c’è ancora abbandono di fiducia
per questo virus che continua a falciare vite.
Siamo come i carcerati senza le sbarre,
obbligati a sottostare a determinate regole
perché la pandemia possa regredire.
Gli affetti li osserviamo a distanza
con la gola chiusa dall’emozione trattenuta
perché privi di dare loro una carezza un bacio
o un abbraccio.
Ci addolora non poter soddisfare
quell’anelito desiderato:
è una sofferenza che spegne la gioia.
Si va avanti come soldatini
chiedendoci quando questa clausura finirà
per poter ritornare a vivere le gioiose primavere
in mezzo alla natura,
andare per le strade in mezzo alla gente
senza paura di contagiarci a vicenda.
Chissà quando potremo godere dei colori
del cielo e del mare tutti vicini
riprovando ancora quelle emozioni
che sono il fulcro della nostra vita
Grazia Denaro
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Legge 633/1941
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